MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

ASILO INFANTILE ANTONIO SANT’ELIA

Giuseppe Terragni

Opera

Il progetto dell’Asilo Antonio Sant’Elia venne commissionato a Terragni da Damiano Cattaneo, presidente della Congregazione di carità. Già nel 1932 l’architetto aveva lavorato al progetto di un Asilo per 200 bambini anticipando delle soluzioni che poi applicherà nell’Asilo Sant’Elia.
” Dell’Asilo Sant’Elia – la casa dei bimbi, un tema forse più affascinante delle Casa del Fascio – la prima cosa che va detta è che funziona ancora oggi come asilo: una tenuta che dimostra come fosse sapiente la sua concezione. L’asilo è il punto in cui la ricerca compositiva di Terragni perviene a un risultato più libero e poetico” (Novati, Pezzola, 170; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra).
Il committente infatti aveva lasciato piena libertà espressiva all’architetto apprezzando, fin dai primi progetti presentati nel 1934, i criteri moderni adottati, sia tecnici che didattici.
La realizzazione di un nuovo edificio si era rese indispensabile già nel 1925, quando l’Amministrazione comunale aveva venduto l’asilo Umberto I all’amministrazione provinciale che aveva spostato la sede troppo distante per i bambini del rione Sant’Elia. Già nel 1929 il Comune aveva acquistato il terreno tra via Alciano e via dei Mille, zona periferica in espansione, con la proposta progettuale avanzata dall’architetto Attilio Cattaneo, ma la vicenda non ebbe alcun seguito (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 454; Coppa, 54; Rassegna 11, 47).
Successivamente, il progetto elaborato nel 1935 (anno in cui vene acquistato anche il terreno), venne affidato ad Attilio Terragni come consulente della Congregazione per la sistemazione e la manutenzione degli asili infantili di Como, ma successivamente fu lo stesso Attilio a affidare il lavoro al fratello, “per il vivo desiderio di dotare la Città di un Asilo d’infanzia di più razionali linee architettoniche, e forse per altre sue circostanze personali” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 455).
“Il progetto sembra studiato tenendo conto soprattutto del programma edilizio, degli aspetti distributivi e delle prescrizioni del regolamento ministeriale sugli edifici scolastici: la costruzione è libera su tutti i lati, il fronte parallelo alla strada è distanziato da questa di sei metri, le aule e gli spazi per la ricreazione e la refezione sono tutti affacciati sullo spazio più ampio e sono orientati a sud-est. Le ‘Norme per la compilazione dei progetti per la costruzione degli edifici scolastici’, approvate con Decreto Ministeriale del 4 maggio 1925 di cui Terragni tenne conto anche per l’elaborazione del progetto successivo, non davano indicazioni precise riguardo all’esposizione delle costruzioni; l’orientamento a sud-est delle aule era invece indicato come ottimale da Luigi Secchi, ingegnere operante a Milano, nel volume presente nella biblioteca dello studio Terragni, ‘Edifici scolastici italiani primari e secondari. Norme tecnico-igieniche per lo studio dei progetti’, edito nel 1927 da Hoepli” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 455).
L’Asilo,costruito nell’area prevista, si pone a ridosso di altre costruzioni preesistenti per garantire, all’esterno, un spazio giardino su cui affacciano il refettorio, il ricreatorio e le aule, orientare verso sud-est.
L’impianto configura una planimetria a “C” in modo da creare spazi aperti di differenti entità e con la possibilità di accogliere funzioni diverse per la ricreazione all’aperto, come già aveva predisposto in altri interventi: “Con tale scelta si vuole ottenere un rapporto stretto tra interno ed esterno; questa opzione trova ulteriore espressione nei pilastri e nelle tende che dall’esterno ‘portano’ le aule (solo apparentemente isolate dalle grandi finestre) direttamente nel giardino (Cavadini, 84; Novati, Pezzola, 171; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Coppa, 54; Rassegna 11, 47).
“Questa tensione verso la libertà e a favore di un nuovo approccio (ancora oggi moderno) ai problemi pedagogici si sente appieno nella articolazione degli spazi interni che non confinano (le pareti che separano le aule sono mobili), ma tendono a confluire gli uni negli altri. Questa logica trova rispondenza negli innesti delle varie parti che si inseguono e si incontrano in un gioco capace di rendere la contiguità non necessità, ma felice esito di una intuizione (Cavadini, 85-86).
Diverse furono le soluzioni che Terragni presentò alla committenza, sia in riferimento alla necessità di riduzione dei costi sia per scelte espressive; Ciucci, nella sua pubblicazione afferma: ” L’analisi della vicenda progettuale mette in luce come l’evoluzione del progetto non sia legata solo a esigenze funzionali e distributive o a limitazioni imposte dalla committenza, ma rappresenti una trasformazione dei mezzi espressivi, degli elementi e delle regole stesse della composizione. Sulla base di uno schema fissato all’inizio e mai abbandonato, si innesca un processo quasi continuo di trasformazione degli elementi costitutivi del progetto, una sorta di metamorfosi progressiva che tende, da un lato, a una semplificazione, cioè alla definizione di un sistema via via più chiaro e rigido di regole – la maglia regolare dei pilastri, il doppio registro di altezze, la soluzione dei prospetti con la combinazione di tre tipi di aperture (grandi vetrate, finestre a nastro e sottili aperture verticali) – dall’altro alla ricerca di una sempre più raffinata complessità, un processo di arricchimento dei materiali di progetto, di scomposizione e ricomposizione degli elementi primari secondo nuovi criteri. In tale processo le esigenze funzionali e le limitazioni imposte per ragioni economiche vengono assunte e superate nella creazione di sempre nuove ‘invenzioni’, così come elementi caratteristici del linguaggio moderno internazionale – le pareti interamente vetrate, l’indipendenza delle strutture rispetto ai tamponamenti, le finestre nastro – sono assorbite e reinterpretate in modo originale” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 460-461; Coppa, 55).
“Qui – scrive Bruno Zevi – domina finalmente l’orizzontale, la linea della terra; si dimentica il velleitarismo dittatoriale; gioire del quotidiano non è un crimine. Sgorgano gli spazi luminosi, i percorsi, i dialoghi tra intelaiature struttive e volumi, senza intellettualismi, con una naturalezza creativa che non ha riscontri” (Zevi, 118; Cavadini, 85; Coppa, 54).
Anche Ada Francesca Marcianò descrive così l’intervento: “Brano di autentica poesia [..] orizzontalità, dinamismo, compenetrazione esterno – interno, flessibilità e massima trasparenza con minima opacità” (Marcianò, 181).
“L’asilo Sant’Elia è costituito da un solo livello, con una rampa che conduce alla parte praticabile della copertura. La corte interna è di fatto una grande aula all’aria aperta. A darle struttura e ritmo è il sistema dei pilastri, anche qui le quattro facciate sono una diversa dall’altra. Il tema della trasparenza e la traslazione di elementi strutturali, costituiscono l’essenza di questa architettura caratterizzata da una plasticità totale e assoluta. Il percorso all’interno dell’asilo non è solo un modo per collegare spazi di diversa destinazione funzionale: diventa anche un itinerario che mette in relazione forme e concetti architettonici, che si inseguono in una narrazione. Per risolvere il problema delle vetrate esposte a mezzogiorno, Terragni ha traslato all’esterno lo scheletro portante della struttura: quasi fosse un pergolato, un portico vuoto, sul quale ha avvolto in senso contrario alle vetrate, delle tende, un velario a protezione delle stesse vetrate. Terragni ha inoltre sostituito alcuni muri con delle pareti mobili e la copertura rigida di un portico con la superficie vibrante di una tenda” (Novati, Pezzola, 172-173; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Fosso, Mantero, 127).
Terragni “gioca” con i colori (l’azzurro – ghiaccio degli intonaci e il quarzo dall’effetto cristallino delle intelaiature specchianti) riuscendo a inventare una trasparenza al contempo funzionale e poetica (Cavadini, 85; Marcianò, 197).
Alla novità funzionale dell’asilo, alla sua immagine di prototipo della scuola moderna contribuiscono anche gli arredi inseriti, in parte progettati dallo stesso Terragni e in parte scelti tra oggetti di design moderno prodotti in serie; sarà l’azienda Columbus, specializzata nella produzione di mobili in acciaio, a realizzare per l’asilo tre poltrone di tipo “Benita” e dieci sedie tipo “Lariana” progettate dallo stesso Terragni (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 463; Cavadini, 86; Coppa, 54).
L’Asilo venne inaugurato il 31 ottobre del 1937 con la soddisfazione di molti, in primis dell’architetto Terragni che dopo una serie di difficoltà è riuscito a portare a termine una delle sue opere di maggior rilievo.
L’intelligente intervento di restauro curato in anni recenti” intorno agli anni Ottanta “dallo studio Terragni ha riportato l’edificio nelle condizioni originarie (Cavadini, 87; Coppa, 55).

Scritto redatto sulla base di:

CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
COPPA, Alessandra, TERRAGNI, Attilio per l’Archivio Terragni; fotografie di ROSSELLI Paolo, Giuseppe Terragni, Pero: 24 ore cultura, 2013 (pubblicato anche in inglese con lo stesso titolo)
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e bibliografia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012
NOVATI Alberto, PEZZOLA Aurelio, Como 1920-1940: paesaggi della città razionalista: Giuseppe Terragni e i razionalisti comaschi, foto di COLOSIO Giovanni, Rudiano: GAM Editrice, 2014 – Testo anche in inglese – Pubblicato in occasione della mostra 6 settembre-28 settembre 2014, Como
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980
Rassegna, IV, n°11, settembre 1982

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