via Negrini, Asnago di Cermenate, 1935-1937
L'Asilo intitolato a Giuseppe Garbagnati per 50 bambini, realizzato con Luigi Origoni su un lotto a forma di trapezio, ai margini del nucleo storico della frazione Asnago nel Comune di Cermenate, rappresenta il primo progetto elaborato e costruito da Cattaneo dopo la Laurea ottenuta nel 1935, ed è opera contemporanea all'Asilo Sant'Elia realizzato da Giuseppe Terragni per 200 bambini (www.lombardiabeniculturali.it; Selvafolta, 21, 69).
L'opera ottenne, fin dalla fase progettuale, molta attenzione nelle pubblicazioni dell'epoca tanto che " 'Casabella' gli dedicava [...] un articolo ancor prima della realizzazione pubblicando una pianta e le fotografie del plastico e permettendo un commento in cui si ribadiva l'importanza del ruolo dei giovani nel promuovere un rinnovamento autentico e non mascherato sotto superficiali 'incrostazioni' di moderno: 'Di fronte ad architetture che rappresentano sotto il velo della modernità, un paradossale ritorno all'antico, preferiremo sempre quelle più astratte ed estremiste, che stabiliscono senza mezzi termini la validità dello stile nuovo. Il progetto che qui pubblichiamo è un segno della serietà con cui taluni giovani architetti si sono messi per la strada dei primi razionalisti italiani, continuandone la polemica e perpetuandone la fede in un'architettura italiana e moderna' [...]" (Selvafolta, 21).
Il progetto appare maturo e ispirato in pianta alla scuola del Bauhaus, mentre dissonanza proporzionale negli alzati e scomposizione volumetrica di origine cubista ne esaltano i caratteri. "La più purista e la più pura tra le sintesi di Cattaneo in chiave razionalista" (Selvafolta, 8; Fiocchetto, 30). "Ritornano qui, con una elaborazione più sicura e meno convenzionale, quegli incroci di corpi bassi e allungati già esplorati nei primi esercizi di Cattaneo, mentre la predilezione per la grafia di pieni e vuoti, segnata da sporgenze e rientranze e da diaframmi vetrati, si sostanzia e si valorizza a confronto con uno studio preciso della loro funzione nella concretezza della fabbrica e in riferimento alle teorie che, in quegli anni, si stavano sviluppando sull'educazione e sul conseguente rinnovamento degli edifici scolastici" (Selvafolta, 21; Archivio Cattaneo, sito online).
La pianta appare circondare lo spazio di ricreazione comune posto al centro e illuminato su tre lati ad indicare il principio dell'aula comune, passaggio obbligatorio per accedere ad altre aule e al refettorio (Zevi, 43; Fiocchetto, 94). La pianta, a differenza dell'Asilo Sant'Elia a "U", è basata su assi ortogonali a formare una "T" che dispone i vari spazi, accentuando le relazioni con l'esterno tramite ampie vetrate, come ad esempio nell'ingresso. Lo spazio ricreativo fa da fulcro sottolineando la funzionalità distributiva della pianta (Zevi, 43; Cavadini, 20; Fiocchetto, 94).
"Cattaneo gioca sulla possibilità di avere elementi fissi ed elementi mobili per assicurare la ventilazione, alterna parti trasparenti a parti opache al fine di minimizzare gli effetti termici; usa il vetrocemento bloccandolo all’altezza degli occhi dei bambini per consentirne giochi sicuri e non precludere la vista del paesaggio esterno" (Archivio Cattaneo, sito online; Selvafolta, 69).
"Precocità" intesa come adesione senza compromessi al movimento moderno "e maturità caratterizzano quindi l'opera prima di Cattaneo, ma anche la positiva recensione critica sulle pagine di 'Casabella' (n. 94, 1935) difenderà l'Asilo come una di quelle architetture 'più astratte ed estremiste che stabiliscono senza mezzi termini la validità dello stile nuovo', segno vitale della serietà con cui taluni giovani architetti si sono messi per la strada dei primi razionalisti italiani, continuandone la polemica e perpetuandone la fede in un'architettura italiana e moderna" (Croset, 31; Selvafolta, 69).
É interessante notare come Zevi all'interno della sua pubblicazione, Cesare Cattaneo, 1912-1943, affermi che "L'architettura è valida se ha la capacità di resistere ai fenomeni della vita. Le riprese dell'asilo nello squallore del dopoguerra ne accertano il significato. Nell'abbandono, l'opera acquistava accenti metafisici" (Zevi, 47).
Oggi infatti, l'edificio ancora visibile, appare deturpato dalle successive manomissioni avvenute nel corso degli anni: inutilizzato per diversi anni del dopoguerra, nel 1986 cambiò destinazione d'uso, diventando farmacia comunale e sede della Croce Rossa.
Nel 2003 venne programmato un intervento di restauro della durata di circa sei mesi, ma ancora oggi non è stato raggiunto alcun risultato concreto.
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