MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

CASA AD APPARTAMENTI D’AFFITTO GIULIANI-FRIGERIO

Giuseppe Terragni

Opera

La Casa ad appartamenti Giuliani – Frigerio è l’ultimo edificio realizzato da Terragni, situata vicino al Novocomum in via Malta ora Viale Rosselli, che, nonostante fosse stato richiamato alle armi nell’addestramento militare a Verona, non perde l’occasione progettuale, in parte condotta direttamente dal lui e in parte condotta dall’amico e collaboratore Zuccoli, al quale sistematicamente dal campo manda disegni e indicazioni, circa l’abitazione e ogni suo dettaglio, fino al compimento dell’edificio (Cavadini, 100; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Zevi, 166; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 584).
“Casa Giuliani – Frigerio è una casa ad appartamenti di grande classe, cordiale e intelligente, di una stupefacente modernità, se confrontata alle infinite palazzine costruite nel dopoguerra, che ha saputo suscitare un notevole interesse internazionale, come confermano gli studi che Peter Eisenman riserverà a questa opera negli anni” (Novati, Pezzola, Catalogo Mostra).
L’eccezionalità dell’intervento è sottolineata anche da Giorgio Ciucci e Alessandra Coppa quando affermano: “paradossalmente” casa Giuliani – Frigerio “segna l’inizio di quella che sarebbe dovuta essere una nuova fase di sperimentazione progettuale, interrotta bruscamente dagli eventi bellici” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 584; Coppa, 74).
Infatti l’edificio appare particolare e l’innovazione tipologica sperimentata per l’alloggio centrale è senza dubbio un approfondimento rispetto agli studi effettuati sul Novocomum e sulle cinque case milanesi (Fosso, Mantero, 148).
La disposizione degli alloggi, tre per ogni piano, segue un andamento inusuale: i piani sono posti a livelli differenti e la disarticolazione può essere letta anche nella facciata, tramite aggetti e sfondati. I balconi aggettanti in maniera modulare creano piani contrapposti alle finestre arretrate. Anche l’organizzazione interna degli appartamenti appare fluida e libera, con pareti mobili per una maggiore fruizione dinamica dello spazio (Cavadini, 100-102; Novati, Pezzola, Catalogo Mostra; Zevi, 166; Marcianò, 257).
“Sin dai primi disegni, Terragni, dispose tre appartamenti per piano, creando però uno sfalsamento di mezzo piano fra i due alloggi verso nord e il terzo posto verso sud: l’accesso a quest’ultimo era previsto dal pianerottolo intermedio per mezzo di un ballatoio. Nella parte centrale della facciata ovest, tale ballatoio appariva come una fascia sormontata da una finestra a nastro e sovrastante un’apertura in lunghezza, per consentire il riscontro d’aria all’alloggio. L’appartamento dell’ultimo piano era una vera e propria villa, circondata da terrazzi a diversi livelli” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 585).
L’edificio rappresenta un connubio tra costruzione – espressione, struttura – forma, spazio – volumetria: le facciate sono composte da obliquità, incassi, allungamenti, sporgenze, compressioni, scorrimenti e dilatazioni, a evidenziare le propulsioni di un interno molto dinamico (Marcianò, 257).
La disposizione sfalsata dei piani consente al corridoio che dà accesso all’appartamento sud, di incrociarsi con l’appartamento centrale, assicurando aria e ventilazione dagli sbalzi ricavati. “La sezione tra il corridoio
e la cucina al livello superiore, con il doppio nastro a profondità diverse, è un capolavoro assoluto” (Novati, Pezzola, Catalogo Mostra). Due alloggi sono situati sulla stessa quota, mentre un terzo, servito da un ballatoio esterno, è posto ad una quota successiva (Coppa, 74).
Le facciate sono rivestite in “spaccatello” di marmo prezioso, inedito rivestimento murario, i cui listelli verticali, applicati con il sistema delle tesserine mosaicate, conferiscono all’organismo un aspetto insieme corrucciato e riflettente (Coppa, 74; Marcianò, 257).
Zevi sottolinea: “Il ‘manierismo’ razionalista di altissima qualità, inaugurato nella Casa del Fascio, trova qui una versione matura” (Zevi, 166).
“All’ultimo piano la ‘villa’ si sviluppa su tre quote diverse; il movimento dei piani (sia verticali sia orizzontali) e dei tagli (sia vuoti sia trasparenti), conferisce ulteriori gradi di libertà all’impianto” (Cavadini, 100), riportando la copertura ad un unico livello.
Terragni realizza all’interno della palazzina anche tutti gli arredi fissi, il terrazzo, i camini, i serramenti (porte e finestre) e i divisori scorrevoli a libro che permettono l’apertura degli spazi: “In tal modo, aboliti i corridoi, il soggiorno dell’appartamento a nord si estende per inglobare il locale adiacente, in quelli centrale e meridionale l’ingresso ne diventa una naturale prosecuzione” (Marcianò, 257).
Questa architettura resta a testimonianza di una “esasperazione, o se si vuole una maturazione, di alcuni temi compositivi trattati in precedenza da Terragni, come la compartecipazione quasi pittorica ‘astrattista’ del razionalismo comasco, modalità già riscontrabile, per alcuni versi, anche nella Casa del Fascio, dove le facciate, anche lì completamente diverse l’una dall’altra, sono rese più libere e dinamiche” (Novati, Pezzola, Catalogo Mostra).
Successivamente alla realizzazione l’opera venne pubblicata su diverse riviste e rubriche, non riscuotendo l’interesse come era successo per altre opere di Terragni. L’attenzione alla casa Giuliani – Frigerio venne sollevata a seguito degli studi effettuati da Peter Eisenman, così ricordati da Ciucci: “Un’interpretazione radicalmente innovativa, basata per la prima volta non solo su un’analisi dettagliata dell’edificio ma anche sull’intero processo della progettazione, fu proposta da P. Eisenman nel 1971 sulla rivista “Perspecta” (Eisenman 1971). Con un approccio integrato da studi di linguistica, a cui l’autore affermava essersi rivolto anche per meglio comprendere l’opera di Terragni, la casa Giuliani veniva presa a campione per l’elaborazione di una teoria interpretativa dell’architettura moderna. Premesso che l’interpretazione teorica non implicava la consapevolezza da parte di Terragni dei processi analizzati e riconosciuto il carattere prevalentemente intuitivo del suo approccio progettuale, l’analisi formale di Eisenman ipotizzava un dualismo sintattico tra un livello percettivo e un livello concettuale, nelle cui relazioni egli ritrovava il significato, l’intenzione formale dell’edificio” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 593).
L’edificio oggi si mostra interamente per come era stato costruito e conserva tutte le caratteristiche e i rivestimenti originali; nel 1971 vi fu un parziale ripristino delle tesserine in marmo del rivestimento della facciata, dei parapetti, degli elementi metallici e di quelli in graniglia (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 592).

Scritto redatto sulla base di:

CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
COPPA, Alessandra, TERRAGNI, Attilio per l’Archivio Terragni; fotografie di ROSSELLI Paolo, Giuseppe Terragni, Pero: 24 ore cultura, 2013 (pubblicato anche in inglese con lo stesso titolo)
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI Alberto, PEZZOLA Aurelio, Como 1920-1940: paesaggi della città razionalista: Giuseppe Terragni e i razionalisti comaschi, foto di COLOSIO Giovanni, Rudiano: GAM Editrice, 2014 – Testo anche in inglese – Pubblicato in occasione della mostra 6 settembre-28 settembre 2014, Como
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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