MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

“CASA ALTA” POPOLARE A 11 PIANI PER 500 LOCALI INA CASA

Pietro Lingeri

Opera

Per l’VIII Triennale di Milano, la prima dopo la guerra, interamente concentrata sul tema della casa, la sezione italiana realizza una mostra perenne dell’architettura moderna e un quartiere sperimentale (1945) il cui impianto urbanistico viene firmato da Piero Bottoni, commissario straordinario della Triennalale. Si trattava del QT8, quartiere di espansione a nord-ovest di Milano, tra viale Certosa e l’ippodromo di San Siro, che in quanto “allestimento” della Triennale con funzione di quartiere sperimentale, esso poteva essere edificato senza tenere conto dei vincoli volumetrici e altimetrici dettati dai regolamenti edilizi cui dovevano adeguarsi i nuovi quartieri.
“Il piano urbanistico del QT8 prevedeva la realizzazione di alcuni edifici dal forte sviluppo longitudinale (fronti principali lunghi ottanta metri) e altimetrico (dieci piani fuori terra), un tipo di casa sino a quel momento poco adottato in Italia. La progettazione di uno di questi edifici viene affidata, dall’Istituto autonomo case popolari della provincia di Milano (IACP), agli architetti Pietro Lingeri e Luigi Zuccoli” (Baglione, Susani, 327).
La casa multipiano INA-CASA di Lingeri e Zuccoli, situata a sud – est del quartiere, vicino al fiume Olona, in prossimità di aree di edificazione bassa, viene disposta secondo l’asse eliotermico con i fronti principali rivolti a est- ovest.
“Durante l’estate del 1949 Lingeri e Zuccoli stendono il primo progetto. La costruzione, destinata ad accogliere prevalentemente alloggi di piccola dimensione, è concepita a partire dalla cellula abitativa composta da due locali più servizi; la camera e il soggiorno-pranzo si affacciano sul fronte est, l’accesso e i servizi su quello ovest, caratterizzato dalla presenza dei ballatoi. La casa, infatti, è dotata di un sistema di distribuzione a ballatoio con scale esterne, contenute in due corpi staccati ma tangenti alle logge di distribuzione. Questo sistema permette di ottenere ‘un perfetto orientamento ed una adeguata sistemazione planimetrica’. I due architetti, per evitare ai locali che si affacciavano sul ballatoio ‘la soggezione del passaggio’, dispongono le logge a ’50 cm sotto il piano di pavimento degli alloggi’, ai quali si accede tramite tre gradini arretrati […]” riprendendo una soluzione simile adottata da Terragni e Sartoris negli studi per il quartiere satellite di Rebbio” (Baglione, Susani, 327).
L’edificio è costituito da un piano terra e da due piani – tipo che si alternano ai vari livelli. Il progetto viene però giudicato troppo monotono nella definizione delle facciate e gli architetti sono costretti a rivedere l’opera che viene ripresentata lo stesso anno con alcune modifiche.
“Per migliorare la resa dei fronti svuotano il piano terreno in corrispondenza delle scale: due spazi a portico, destinati al gioco dei bambini, consentono la visibilità del giardino dalle strade di nuovo tracciamento. In questo modo ‘le zone aperte e l’arretramento del piano terreno degli alloggi, che lasciano libera la pilastrata, staccano la massa dell’edificio dal terreno creando un evidente e notevole pregio architettonico’ […]” (Baglione, Susani, 327).
Quanto al rivestimento delle pareti dei due sottoportici, gli artisti Roberto Crippa, Gianni Dova e Atanasio Soldati, studiano e presentano una composizione a mosaico.
Anche la tipologia degli alloggi è modificata e i due piani – tipo vengono sostituito da un’unica soluzione, costituita da dieci alloggi con abitazioni da due, tre, quattro locali e relativi servizi.
“Il grande volume dell’edificio – costituito complessivamente da 108 alloggi – presenta due fronti dal tracciato rigoroso: a ovest la facciata è caratterizzata dalla contrapposizione delle linee orizzontali dei ballatoi con i volumi verticali delle due torri scale-ascensori, elementi che ‘ricordano certi temi morfologici dell’unité d’abitation di Le Corbusier’ […]; a est il fronte è determinato dall’alternanza di vuoti, creati dalle logge presenti in ciascun appartamento, e di pieni. Le due testate dell’edificio, che delimitano a nord e a sud la costruzione, sono costituite da due fronti chiusi segnati al centro da un profondo taglio verticale che si sviluppa lungo tutta l’altezza del fabbricato. L’alleggerimento del piano terreno con la perdita di quattro alloggi va a incidere sul costo-vano stabilito dall’Ina-Casa, inducendo Lingeri e Zuccoli a recuperarli, mediante una sopraelevazione arretrata rispetto al filo facciata e dalla copertura a una falda, ‘essendo tale soluzione richiesta dallo schema architettonico dei fianchi e permettendo … di ricavare una serie di studi per artisti’ […]. La modifica comporta però l’aumento dell’altezza dell’edificio rispetto alla quota stradale: se prima era di 29,50 metri ora diventa di 32,70 metri […]” (Baglione, Susani, 327-328).
Il fatto che gli alloggi per artisti siano recuperati in copertura comporta che risultino rispettati i parametri planimetrici del piano di lottizzazione del QT8, ma non quelli delle normative che prescrivevano un’altezza massima di dieci piani.
“La soluzione si trova a partire dal marzo del 1952, quando la Commissione di assistenza tecnica consultiva al nuovo piano regolatore, riunitasi per esaminare la variante del piano di lottizzazione del quartiere, esprime parere favorevole alla proposta di innalzare a undici piani i fabbricati che originariamente erano stati previsti di dieci, compreso l’edificio di Lingeri e Zuccoli […]” (Baglione, Susani, 328).
La casa realizzata da Lingeri e Zuccoli ottenne un consenso generale e lo stesso Bottoni definisce la casa come “interessantissima … la sola del genere che esista a Milano e in Italia”; successivamente, il progetto di abitazione, esposto alla IX Triennale, riceve i complimenti di Walter Gropius e ottiene il Gran Premio di Architettura.
[Alla IX Triennale di Milano] “In occasione di questa esposizione, al QT8 si tiene la prima mostra di arredamenti economici popolari, in cui rientra anche l’alloggio numero diciassette della casa multipiano, un’abitazione di due locali più servizi, arredata da Lingeri e Zuccoli con mobili studiati appositamente per quegli ambienti. L’esposizione ha il fine di dimostrare ‘come il contrasto fra i risultati pratici della progettazione delle case (fatta dagli architetti in funzione delle moderne teorie sulla distribuzione degli spazi utili in base alle possibilità economiche) e la loro utilizzazione, derivi essenzialmente dal mobilio inadatto che gli inquilini portano nei loro alloggi’ ” (Baglione, Susani, 328).
Il progetto di casa a 11 Piani rappresenta “Un’altra casa milanese che moltiplica e fa avanzare la tradizione. […] è particolarmente significativa di questo aspetto, nel senso cioè di un avanzamento del tipo a ringhiera, ma anche di un suo radicamento, di un suo poter ritornare ancora nel progetto del moderno a parlarci di un modo di vivere consolidato nella città. C’è un atteggiamento sperimentale in questo progetto. Cerca di risolvere annosi problemi tecnici, come l’introspezione dal ballatoio nelle camere. É una casa che guarda verso la città. Allora era la casa più alta nel giro di due o tre chilometri, da qui verso il centro” (Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera, 90-93).

Scritto redatto sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera: atti della Giornata di studio: Triennale di Milano, lunedì 28 novembre 1994, Milano: Arti grafiche G.M.C., 2005

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