MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

CASA DEL FASCIO DI LISSONE

Giuseppe Terragni (con A. Carminati)

Opera

La Casa del Fascio di Lissone (Milano), un progetto di Terragni in collaborazione con Antonio Carminati, viene realizzata a seguito del concorso per inviti bandito all’indomani della guerra di Spagna (Marcianò, 234) da Augusto Tosi, nel 1931, segretario politico del fascio di combattimento di Lissone, che aveva scritto al podestà manifestando la necessità di una Casa del Fascio dove ospitare la gioventù (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 546).
Nel 1940, così come nel 1936, Terragni si domandava sulla rivista ‘Quadrante’ “Cos’è una Casa del Fascio?”, arrivando a definire la Casa del Fascio come un nuovo tipo di edificio, rappresentativo dell’architettura di partito (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 545).
Giuseppe Terragni nel 1938 scriveva: “L’architettura moderna ebbe in Italia un battesimo aspro, polemico, combattivo – quindici anni di discussioni, contradditori, dispute, realizzazioni contrastate… Tutte le armi, anche le più vili, furono usate dai nostri avversari per contrastare il passo all’avvento della nuova architettura” e rileva “un complicato, disorientante e involuto ritorno di fiamma dell’equivoca polemica anti – moderna” (Zevi, 174), anche se, il duce ammirva le opere realizzate da Terragni e le definiva moderne.
Come riportato da Ciucci, la nuova architettura del partito aveva come tipologia rappresentativa la Casa del Fascio: ” Tutte queste Case del fascio avevano in comune un abbondante impiego di vetro e di superfici riflettenti come simbolo dell’apertura del fascismo verso il pubblico. Inoltre, era intenzione di Terragni rivelare l’aspetto costruttivo dell’edificio, lasciando a vista pilastri e travi, al fine di esporre l’onestà della costruzione in sintonia con l’onestà del partito fascista. A differenza del più astratto edificio di Como, quello di Lissone – con una torre di pietra e un arengario sul quale era inciso lo slogan “credere, obbedire, combattere” – appare come un’interpretazione tradizionale della sede del partito fascista” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 544).
La Casa Del Fascio di Lissone si presenta come un corpo orizzontale allungato che termina da un lato con la torre littoria e l’Arengario, riprendendo il classicismo fascista. La contrapposizione è netta, voluta: da una parte un corpo allungato “di vetro e di luce”, sottolineato dall’orizzontalità definita dalla balconata, in contrasto con l’arcaico torrione verticale in pietra, illuminato solo dall’alto (Marcianò, 234). I volumi non cercano più la fusione armonica, ma esasperatamente distinti e differenti, sottolineano un nuovo modo di agire. Il progetto contiene al suo interno tutte le caratteristiche richiese per la realizzazione di una casa del Fascio (“tipo” del tutto nuovo e privo di esempi nell’arco della storia dell’architettura) quali l’abbondante impiego del vetro, simbolo di trasparenza e chiarezza da parte del Fascismo, e l’intenzione di rivelare l’aspetto costruttivo dell’edificio, per esporre l’onestà della costruzione sinonimo di onestà del partito (Coppa, 78).
La pianta è costituita da una distribuzione funzionale degli spazi: sulla facciata principale, sia al piano terra che al piano primo, vengono collocati gli uffici, mentre sul retro, nello spazio a doppia altezza, è collocato il
teatro, per riunioni e manifestazioni; la torre posta a lato che contiene il Sacrario dei Caduti e l’Arengario, è in pietra di Moltrasio, staccata dal corpo principale ma collegata ad esso tramite la scala principale d’ingresso e da passerelle aeree. Al primo piano un ballatoio esterno in facciata mette in comunicazione tutti gli uffici (Coppa, 79).
Nella pubblicazione di Fosso e Mantero si legge che, chi passando avesse guardato la piazza antistante la Casa, poteva pensare che la torre Littoria fosse sempre stata li, come un monumento perenne, realizzata con materiali di costruzione sedimentati nei secoli (pietra di Moltrasio), mentre l’edificio era una chiara costruzione moderna, luminosa e serena (Fosso, Mantero, 143).

Scritto redatto sulla base di:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
COPPA, Alessandra, TERRAGNI, Attilio per l’Archivio Terragni; fotografie di ROSSELLI Paolo, Giuseppe Terragni, Pero: 24 ore cultura, 2013 (pubblicato anche in inglese con lo stesso titolo)
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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