MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

CASE D’ABITAZIONE ECONOMICHE POPOLARI E GIARDINI D’INFANZIA PER LA SOCIETÀ VE.DE.ME

Pietro Lingeri (con A. Magnaghi Delfino e M. Terzaghi)

Opera

Il progetto per le Case d’abitazione economiche popolari venne realizzato da Lingeri, in collaborazione con Magnaghi e Terzaghi, tra il 1940 e il 1942, per la Società VE.DE.ME, azienda manufatturiera.
Le Case sono un tentativo da parte di Lingeri di definire un’immagine moderna di città, seppur all’interno di un progetto di dimensioni ridotte, fornendo “[…] al contempo, anche una lezione di stile, una lezione compositiva nei particolari e nei dettagli oltre che nell’impianto. Alcuni temi, posti da quest’intervento, sono la questione della leggerezza, il rapporto con la solidità, il rapporto con la pesantezza e con gli spazi aerei, forati, trasparenti. Essi non sono mai assoluti, sono reciprocamente bilanciati” (Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera, 90).
La prima soluzione di progetto si presentava diversa nella forma e nell’ubicazione da quella effettivamente realizzata. Essa prevedeva un grande blocco rettangolare alto cinque piani, orientato nord-sud, con i prospetti principali in direzione est-ovest verso via Liutprando, costituito dalle abitazioni per gli operai. Un portico pilastrato dal ritmo A-B-A introduceva agli ambienti collettivi del piano terra (di altezza maggiore rispetto al piano tipo), la sala giochi, la biblioteca e un ambulatorio medico. Il coronamento risultava diversificato dall’ arretramento degli ultimi appartamenti rispetto al volume del parallelepipedo. I tre vani scala servivano 24 alloggi da uno, due, tre o quattro locali più i servizi.
Un secondo edificio ad un solo piano, circondato da spazi verdi, accoglieva gli spazi per il dopolavoro, quali il grande salone, l’asilo nido e la cucina. Per entrambi gli edifici era prevista una struttura in muratura ordinaria con solai di tipo misto.
Questo primo progetto non potè essere realizzato per il divieto del regime, nel periodo di guerra, di costruire edifici privati. Solo nel 1942 veniva rilasciata la licenza edilizia grazie alla concessione in deroga rilasciata dal Ministero dei Lavori pubblici, poiché si trattava di abitazioni per il operai della VE.DE.ME, stabilimento che produceva tessuti per le Forze Armate.
Nel giugno del 1942 è lo stesso Lingeri a chiedere il nulla osta per alcune varianti al progetto iniziale, che di fatto stravolgeranno l’intero complesso: venivano inseriti due blocchi per abitazione orientati in direzione perpendicolare rispetto al precedente progetto; si prevedeva la successiva aggiunta di altri due edifici; l’edificio del dopolavoro, per imposizione del Ministero dei Lavori pubblici era sostituito da un edificio residenziale (Baglione, Susani, 297).
“Nel nuovo progetto due case in linea sono disposte una dietro l’altra lungo il lato breve del lotto, con i fronti più lunghi rivolti rispettivamente a nord e a sud. Le soluzioni tipologiche e quelle adottate negli alzati presentano una certa analogia con la soluzione precedente. Composti da quattro piani fuori terra, i due fabbricati constano complessivamente di trentadue alloggi […] Due scale servono gli appartamenti che dispongono lungo il fronte nord camere da letto e soggiorni. In corrispondenza di questi ultimi è presente un balconcino aggettante dal filo di facciata, mentre il fronte sud è caratterizzato da piccole logge scavate nel corpo dell’edificio. L’immobile prospiciente via De Sanctis accoglie al piano terreno un nido d’infanzia e altri servizi di carattere collettivo e al piano cantinato (data la particolarità dei tempi) un ricovero antiaereo. Il portico dal ritmo alternato continua a caratterizzare il fronte principale del due fabbricati, alleggerendo il piano terreno” (Baglione, Susani, 297-298).
Il motivo del portico al piano terra rimanda ai progetti del concorso di II° grado per il Palazzo dei ricevimenti e dei congressi all’E42 e per la sede dell’Unione Fascista dei Lavoratori dell’Industria a Corno, dove lo svuotamento del piano terreno non è continuo su tutti i fronti e si relazione con il giardino per l’infanzia realizzato tra i due fabbricati.
“Nel 1944 la rivista ‘Domus’ pubblica le case appena completate: nell’articolo di presentazione Magnaghi dichiara che gli edifici non sono ‘né case popolari né case di lusso’ e che l’intento era stato quello di raggiungere ‘armonia di concetti e di funzioni, quindi armonia di forme’. In questa occasione viene reso noto lo studio delle altre due case, che sarebbero dovute sorgere nello stesso lotto. Aspetto interessante di questo nuovo progetto è la struttura a setti murari, che, interrotta al centro da due pilastri in cemento armato, permette estrema libertà nel dimensionamento degli alloggi […]” (Baglione, Susani, 298).
Come in tutti i complessi residenziali progettati da Lingeri vi è “una particolare attenzione […] alla maestria artigianale. Per i serramenti, per esempio, i grandi serramenti a scorrere che ritroveremo in via Giulianova. É un rapporto anche con una scatola domestica, una reinterpretazione in termini moderni, di avanguardia, ma anche conserva dei lati estremamente positivi di retroguardia: la realizzazione di gelosie, l’immagine delle ringhiere e delle logge della casa milanese” (Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera, 90).

Scritto redatto sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera: atti della Giornata di studio: Triennale di Milano, lunedì 28 novembre 1994, Milano: Arti grafiche G.M.C., 2005

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