MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

EDICOLA FUNERARIA PER GIANNI STECCHINI

Giuseppe Terragni (con A. Terragni)

Opera

Il Cimitero di Como è costituito da una corte centrale e da due crociere: l’asse maggiore è sorretto da due pronai posti alle rispettive estremità, mentre l’asse minore presenta ai due margine le scale che collegano il piano delle tombe al piano del porticato. “Questi elementi individuano le estremità dei bracci vuoti della crociera, mentre il centro-crocicchio della crociera è individuato da quattro edicole. Nei primi anni Trenta, due di queste edicole, la Pirovano e la Stecchini sono state progettate dall’architetto Giuseppe Terragni, mentre la tomba Castelli è stata progettata dall’architetto Gianni Mantero” (Novati, Pezzola, 99).
Come la tomba realizzata per la famiglia Ortelli, l’edicola realizzata per Gianni Stecchini viene progettata in stile neoclassico, a seguito delle direttive emanate dalla Commissione Pontificia d’Arte Sacra. La richiesta di costruzione viene avanzata al Comune dallo stesso Gianni Stecchini, industriale del settore della seta, in concomitanza per Terragni dell’incarico parallelo all’elaborazione della tomba Pirovano (da qui i diversi annessi). Il 2 ottobre 1930 il progetto viene approvato dalla Commissione d’ornato, ma solo nel febbraio del 1931 arriva anche l’approvazione da parte della Commissione edilizia (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 351).
Dalla struttura neoclassica deriva una forma che Zevi definisce “retrograda” anche se egli stesso afferma che non è così, in quanto gli arredi sacri, il portafiori e la lampada d’altare “protestano contro il tradizionalismo imposto dalle autorità” (Zevi, 54).
“La figura esedra-abside è la base linguistica comune alle tre edicole funerarie” (Novati, Pezzola, 99): quella di Domenico Ortelli, quella di Stecchini e quella di Pirovano, che rappresentano la ricerca spirituale di Terragni.
Giorgio Ciucci, nella pubblicazione Giuseppe Terragni (1996) descrive così il rapporto spirituale che si instaura nell’opera rispetto al tema delle due absidi quadra e circolare intersecate: “Il tema vero dell’edicola funebre poggia tutto sui contenuti, cui la figura esterno – interna conferisce valore simbolico. Accampato com’è al centro del cimitero, il piccolo edificio deve appunto rappresentare la soglia tra il mondo duro della vita, che resta, e che deve onorare il mondo dell’aldilà, che è sacro. La soglia, immobile, monumentale, è l’attimo in cui è richiesto il raccoglimento; l’involucro esterno, tempio drammaticamente tormentato, è la vita che si lascia; la cella interna, segreta, sacra e perfetta, è la sede dell’eternità. Tre concetti uniti insieme, rivisitando un classicismo che già sottrae per via di astrazione al proprio linguaggio la tradizionale iconologia storicistica, per inoltrarsi nella forma simbolica (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 354).
Nel libro Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco (2012), Novati e Pezzola scrivono a proposito della contrapposizione dei due monumenti per Stecchini e Pirovano: “Partecipando a queste multiple simmetrie, le due edicole si contrappongono frontalmente, collocandosi sull’asse centrale comune alle due crociere. Perciò, quell’orientamento delle edicole è estraneo
all’essenza costitutiva della figura architettonica. A questa disposizione sintattica delle figure architettoniche, organizzata attraverso una rigida adesione delle tipologie alle regole della griglia delle corti del cimitero, si contrappone una libera interpretazione, quasi dissonante, degli elementi lessicali delle due edicole. Quello che si sperimenta nelle due edicole è la diversità del comporre attraverso l’elemento, alla maniera greca, o mediante il legamento alla maniera romana. All’esedra interrotta dal cornicione del timpano spezzato dell’edicola Stecchini, fa da contraltare l’esedra portata fino a terra, dalla quale esce il portale con arco, dell’edicola Pirovano. Analogamente, alla individuazione del portale di ingresso, attraverso l’avanzamento del basamento e delle colonne che evidenziano il timpano spezzato, corrisponde l’affioramento dell’esedra sul piano principale: ciò avviene mediante l’arretramento del portale e la complanarità del basamento rispetto al piano di affioramento dell’esedra medesima” (Novati, Pezzola, 99).
La tomba è realizzata esternamente in serizzo scuro della Val Masino con blocchi regolari a corsi, su pianta a base quadrata, con sei colonne in serizzo ghiandone levigato inserite su tre lati a forma di esedra (Fosso, Mantero, 116; Marcianò, 55). Le porte sui tre lati sono in bronzo e quella di ingresso è in cristallo con croce bronzea; i blocchi di serizzo delle facciate formano all’interno delle piccole Edicole; il pavimento è in granito nero di Anzola e al centro presenta una grata rettangolare in bronzo con una croce sempre in granito; le pareti interne sono rivestite in marmo grigio chiaro di Reppen alternate a grigio scuro di Bardiglio; la copertura, volta a botte, è composta da tre blocchi di serizzo massicci. Tra gli arredi a parete è presente una croce in onice del Messico, mentre poco distante da questa, posata a terra, vi è una croce in marmo nero del Belgio (Fosso, Mantero, 116).
Terragni, nonostante alcuni dettagli sembrino seguire la corrente neoclassica, cerca di sfatare il mito della simmetria, della staticità e della finta sicurezza. Nella lampada d’altare che viene rappresentato nelle fotografie dell’epoca, il cerchio e la croce sembrano sbilanciati, quasi come a segnare un nuovo clima (Zevi, 54).

Scritto redatto sulla base di:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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