MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

EDICOLA FUNERARIA PER LEONARDO PIROVANO E ARREDI SACRI

Giuseppe Terragni

Opera

L’edicola funeraria realizzata per Leonardo Pirovano, industriale del settore setario, è situata nel Cimitero Monumentale di Como, posta frontalmente e in contrapposizione con l’edicola Stecchini la quale è stata costruita poco prima, quasi contemporaneamente.
Bruno Zevi, nel libro Giuseppe Terragni (1980) riporta un’affermazione di Argan a proposito di Terragni: “Si capisce l’importanza che ha, nell’opera di Terragni, la ricerca sull’unità formale indivisibile afunzionale: casi tipici la tomba e il monumento. È una ricerca pura, quasi di laboratorio, sul rapporto diretto, a parità di valore, dell’antico e del moderno, senza l’identificazione corrente ed arbitraria dell’antico col bello e del moderno con l’utile. Anzi, nella tomba e nel monumento, la funzione è tipicamente antica e a priori simbolica: ciò che permette lo studio formale in condizioni di assoluta immunità storica”. Tali osservazioni di Argan non smentiscono l’evidenza che la fantasia di Terragni registra una netta caduta nei processi di indagine svincolati da propositi e da ragioni civili, immanenti, legati alla vita e al rinnovamento della società” (Zevi, 140).
La tomba appare netta nella definizione della sua stereometria, con l’eliminazione di colonne e mezzi timpani. Ada Francesca Marcianò, nell’opera Giuseppe Terragni. Opera completa 1925-1943 (1987) afferma: “mentre è vero che fino al ’32 motivi plastici coesistono con ardite sperimentazioni, è altrettanto vero che essi sono estremamente sporadici;” in riferimento al movimento neoclassico “non possono, quindi, intaccare l’inequivocabile ruolo di Terragni all’interno del movimento moderno. Un accorato documento autografo di questo periodo recita: «accettai il responso della Commissione come si accetta una tegola sul capo […] assoggettandomi anche a quelle lievi modifiche richieste su di un progetto lontanissimo dai miei gusti […] Da probabile progettista mi voglio augurare che tra le precise norme di Regolamento di Edilizia possa prendere posto… anche questa ‘non si potrà negare l’approvazione a quei progetti che quantunque privi di motivi decorativi rispondano onestamente e dignitosamente agli scopi dell’edificio studiato, indipendentemente da sorpassate, melanconiche pretese ambientali’. Invece di non sempre piacevoli polemiche vedremo allora sorgere belle, comode, nitide case a testimoniare un ritmo di civiltà che può benissimo fare a meno di colonne, di timpani, di trabeazioni, di attici e di triglifi, in una parola tutto il bagaglio decorativistico di un’architettura che per nostra fortuna ha ormai fatto il suo tempo» (Marcianò, 56).
Da qui la forma stereotipa definita, successiva sicuramente alla Cappella Stecchini, dove si vede la modellazione della nuova architettura moderna.
L’edicola, successiva alle tombe delle famiglie Ortelli e Stecchini, rappresenta una chiara soluzione del tema elaborato precedentemente da Terragni per le altre tombe, e con la realizzazione della tomba Pirovano definisce il rapporto tra mondo sacro ctonio e mondo dell’onoranza rappresentativa. “L’edicola Pirovano offre una complessa sintesi tra questi due mondi ottenuta per via dell’astrazione, portando alle estreme conseguenze il gioco tra spazi e volumi, tra vuoto e solida materia. Tutto ciò non ha più bisogno di presiti
stilistici, sembra invece che Terragni abbia forzato su due registri: quello della semplificazione geometrica per esprimere la modernità intesa come luogo della vita reale, del quotidiano; e quello della durezza nuda e brutale dei volumi per esprimere l’arcaicità intesa come luogo dell’eternità, del sacro.” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 324).
La tomba, a differenza di quella Stecchini realizzata in serizzo scuro della Val Masino, è realizzata come le colonne di quest’ultima, in blocchi di serizzo ghiandone con un portale di serizzo scuro; la porta di cristallo è inserita in una struttura bronzea; il pavimento è costituito da lastre di beola lucida e la copertura, anch’essa voltata a botte, è costituita da conci di serizzo ghiandone lucidato. Per quanto riguarda gli arredi sacri, sulla parete di fondo è inserita, interamente nello spessore della parete, una grande croce in granito scuro lucidato (Fosso, Mantero, 124).
La Cappella Pirovano, come anche quella Stecchini, non è illuminata zenitalmente come avviene nella Cappella Ortelli, e la luce viene filtrata dalle porte in cristallo poste sui lati: il tema dell’illuminazione zenitale tornerà nella Cappella Mambretti (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 325).
Gli arredi sacri contenuti nell’edicola, un portafiori e una lampada d’altare in rame lucido, vennero esposti alla Mostra di arte cristiana a Milano (Marcianò, 56).

Scritto redatto sulla base di:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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