MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

NEGOZIO DE GIOVANNINI (PAM) E ALTRI INTERVENTI

Pietro Lingeri (con A. Lingeri e P. E. Pizzi solo nel 1960-61)

Opera

Il negozio di via XX Settembre a Genova costituisce l’esempio più rappresentativo dell’importante collaborazione tra Lingeri e la famiglia Martino e De Giovannini, proprietaria della catena di negozi di pelletteria, guanti e valigie PAM (acronimo di “Pierino e Albina Martino” ma anche “Pelletterie d’Alta Moda”), con numerose sedi tra cui Milano, città dove nel 1929 venne aperta l’attività, Torino, Piacenza, Vercelli e Novara.
Pierino Martino e il cognato Aldo De Giovannini commissionarono a Lingeri, cui furono legati da un ininterrotto rapporto di stima e fiducia, sia le nuove sedi dei loro negozi sia le ristrutturazioni e le modifiche che si rendevano necessarie nel tempo, sia l’allestimento degli stands, sia la progettazione di ville private, lavori che impegnarono Lingeri, e successivamente il figlio Angelo, dall’inizio degli anni trenta sino al termine della sua attività.
Purtroppo non tutta l’attività progettuale di Lingeri per i negozi PAM è documentata, a causa dei bombardamenti che durante la guerra colpirono anche studio Lingeri, determinando la perdita di parecchio materiale.
Al negozio di Genova Lingeri lavora a partire dagli anni Trenta fino all’inizio degli anni sessanta, in maniera continua, progettando l’allestimento, le sue modifiche e i rifacimenti parziali per adeguarlo ai nuovi gusti.
“Secondo quanto è possibile ricostruire, i primi contatti tra architetto e committente potrebbero essere avvenuti tramite la società Mediolanum, proprietaria dello stabile ai civici 24-28 di corso Vittorio Emanuele, dove Lingeri vive e lavora e dove svolge alcuni dei suoi primi incarichi milanesi: il rilievo dell’intero stabile, il progetto di un albergo, pratiche comunali per lavori di modifica e adattamento, e la sistemazione di alcuni spazi commerciali, tra i quali anche il piccolo negozio di Martino, proprio per incarico della società Mediolanum. Lingeri comincia a occuparsene nel 1931, come attesta il registro sul quale annotava, per commesse, i progetti in corso (APL). […] Il fronte esistente, tradizionale, in marmo, è sostituito con materiali ‘moderni’, cristallo e metallo anticorodale, mentre l’ingresso è spostato all’estremità, per ampliare la superficie vetrata. La nuova insegna, più grande della precedente, in metallo con caratteri sporgenti, a creare un effetto di chiaroscuro, recita: ‘PAM guanti e pelletterie’. ‘La Casa Bella’ pubblica l’immagine della valigeria, quale esempio di come ‘si possa rinnovare un interno secondo il gusto moderno, creando un’armonia si spazi e di funzioni: borse e valigie sono ordinatamente esposte alle pareti e su mensole sospese con tiranti, mentre gli oggetti più piccoli trovano spazio all’interno della vetrina ricavata nel banco di vendita. […] L’ambiente è illuminato dagli stessi lampadari sferici scelti per l’interno di un altro piccolo negozio di pelli a Milano, a firma di Lingeri, […]” (Baglione, Susani, 244).
A Milano, in Piazza Duomo 25, nel 1932 viene aperto un nuovo negozio PAM (opera di Lingeri in collaborazione con Martino e Germani Scappino, inventore del famoso nodo per cravatte) e un altro ancora nel 1934 in via T. Grossi 8.
A Torino due sono i negozi PAM, uno in via Roma al civico 120 e l’altro il negozio “Tosi modelli” al 335, realizzato dopo il 1936 e ancora oggi conservato, “uno storico negozio, centralissimo, che vendeva pellicce (e regalava, all’acquisto, borse), e ne conserva il nome: l’insegna ‘Tosi modelli’, in corsivo, è ancora oggi elegantemente disposta su una preziosa fascia in opalina nera che definisce la vetrina sottostante, risolta con grandi superfici vetrate e basi in ottone lucido che si incurvano in corrispondenza dell’ingresso; un affaccio più ‘pregiato’ rispetto al PAM situato poco più avanti in direzione di piazza Castello, per un negozio che si propone come atelier elegante, a disposizione del cliente più ricercato” (Baglione, Susani, 244).
Nel 1937 inizia la collaborazione di Lingeri con Aldo De Giovannini, cognato di Martino, con il progetto per il negozio in via San Lorenzo 11 ad Alessandria, “uno spazio piuttosto piccolo, studiato in funzione dell’esposizione dei prodotti: la porta è arretrata rispetto alla cortina stradale per consentire la realizzazione di un atrio con una lunga vetrina che accompagna il cliente all’ingresso. È registrato anche un secondo intervento, nel 1947-48, per il negozio De Giovannini, chiuso negli anni ottanta e oggi non più esistente” (Baglione, Susani, 244).
A Genova Lingeri lavora in due sedi: in piazza Sozilia, con progetto definitivo e dettagli del 1937 e di cui non ne è rimasta traccia, e in via XX Settembre.
Quanto allo spazio di via XX Settembre, si tratta di “un negozio sviluppato su due piani mediante un soppalco sostenuto da leggeri tiranti in tondino di ferro controventati e ancorati a una struttura che assume anche valenze decorative: una rampa di scale longitudinale centrale, altrettanto leggera; banchi di vendita sui lati; mobili ad ante e ripiani con scaffalature che giungono fino al soffitto (un soppalco con montanti metallici – oggi rivestiti in legno – e mensole alle pareti – in origine schermate da cristalli – caratterizzano anche l’interno di Torino). In questa prima versione, il soppalco ha una forma diversa rispetto a quanto appare dalle foto d’epoca e da alcuni disegni del 1946: probabilmente, la passerella superiore viene ridisegnata da Lingeri a seguito dei danni di guerra. Una seconda prospettiva documenta la soluzione visibile ancora oggi: il soppalco disegna un unico vuoto a forma di C, affacciato sul piano terreno, e i ripiani alle pareti sono sostenuti, per l’intera altezza del locale, da montanti in pietra ligure. Uno spazioso ‘antinegozio’ caratterizza, invece, l’affaccio pubblico sotto i portici della via: uno spazio che precede l’ingresso, definito da parallelepipedi vetrati con mensole, nel quale il cliente può aggirarsi e guardare liberamente la merce in esposizione. Nel 1946 Lingeri aggiunge a quelle esistenti due vetrine, della stessa forma, sospese su tiranti fissati alla struttura portante del soppalco; e ancora in anni successivi l’attenzione dell’architetto e del committente (Pierino Martino prima, Aldo De Giovannini poi), si rivolge all’atrio, nella volontà di rinnovare l’aspetto: risalgono al 1948 e al 1952 due soluzioni documentate dal materiale d’archivio e non realizzate. In entrambe è mantenuto l’antinegozio, però completamente modificato: nel primo caso si prevedono un’elaborata antivetrina, con vetrinetta centrale, caratterizzata da rientranze e forme mosse, e una nuova insegna – una statua protesa sulla via che sostiene la scritta PAM – mentre la seconda soluzione propone un disegno più geometrico, con due lunghe superfici trasparenti inclinate e rivolte verso l’entrata, come un invito all’acquisto. Un nuovo progetto per l’atrio, questa volta realizzato, è messo a punto tra il 1960 e il 1961, a firma di Pietro e Angelo, con im-pegno prevalente del secondo (come ricorda l’attuale proprietario, figlio di Aldo De Giovannini). Le vetrine sulla via e quelle interne assumono la forma di poliedri a sei lati (uno dei quali si compone con un parallelepipedo); cambiano, inoltre, il pavimento e l’illuminazione, attuata con tubi fluorescenti e lampadari esagonali in perspex; cambia il disegno del soppalco, interrotto in corrispondenza del lato d’ingresso, per consentire l’accesso della luce, e cambiano, infine, il rivestimento e alcune parti degli arredi. Costante è la presenza del vetro, per un negozio aperto totalmente sulla via, che offre al pedone in passeggio l’intera visuale dell’interno, schermata da borse e valigie che, illuminate da tubi fluorescenti, si esibiscono sulle mensole. Vengono mantenuti gli stessi caratteri (pressoché immutati negli anni anche nelle altre sedi) per l’insegna realizzata in cristallo greggio temperato, con supporti in ottone e lettere in tubo di neon rosso” (Baglione, Susani, 246).
L’ultimo dei negozi realizzati da Lingeri a Milano è quello di Corso Vittorio Emanuele II n. 26, distrutto in parte dai bombardamenti, demolito nel 1954 e riaperto al civico 15 “in un negozio che si affaccia sotto i portici, su due livelli, con vetrine a filo del corso e della strada laterale, una delle quali, d’angolo, curva come l’insegna soprastante. A partire dal 1954 Angelo e Pier Carlo Lingeri si affiancano al padre in studio, fino a diventare (negli anni sessanta) i progettisti di alcune sedi commissionate dalla società PAM, di proprietà di un altro ramo della stessa famiglia: a Trino Vercellese, a Torino in via Roma 76, a Milano in via San Prospero 1, in via Orefici angolo via degli Osii, in corso Buenos Aires 30, in via Pattari 6 (Tosi modelli, ancora conservato)” (Baglione, Susani, 246).
Negli allestimenti proposti dai figli di Lingeri sono riscontrabili alcuni elementi presenti dei negozi realizzati dal padre, “quali l’atrio (in alcuni casi con vetrine esagonali) e il soppalco su tiranti metallici. Ripercorrendo i progetti è possibile cogliere, infatti, un’intenzione che rimane immutata negli anni: le poche immagini e prospettive dei primi negozi sembrano trasmettere la volontà di ricreare, nelle diverse sedi, le stesse atmosfere, attraverso la ripetizione di alcuni elementi e l’uso di materiali e linguaggi simili. Anche le realizzazioni e le modifiche degli anni successivi denunciano, in un linguaggio aggiornato, lo stesso desiderio di conferire omogeneità a una ‘famiglia’ di esercizi commerciali accomunati dalla firma dello stesso architetto” (Baglione, Susani, 246).

Scritto redatto interamente sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004

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