Opera
Nel 1938 Lingeri progetta per l’avvocato Rino Valdameri, presidente dell’Accademia di Brera e già suo committente, una villa per la tenuta a Rivolta d’Adda ispirata alla Villa Savoye di Le Corbusier, con i relativi gli annessi, la stalla e il casino di caccia smontabile in legno, che verrà realizzato nel 1940.
Il progetto è descritto da Chiara Baglione e Elisabetta Susani: “In uno Studio per casa di campagna, di cui esiste in archivio Lingeri solo un’eliocopia datata 1936, sono raffigurati due schizzi di pianta e una prospettiva, accostabile per certi aspetti al progetto di villa Valdameri. Non disponiamo però di altri elementi sia per considerare lo studio – nel quale si coglie, peraltro, un’eco della prima ipotesi per la casa del floricoltore a Rebbio di Giuseppe Terragni […] – come un’idea preliminare per la villa a Rivolta sia, dunque, per anticipare tale progetto al 1936. Le affinità con villa Savoye sono più superficiali di quanto appaia a un primo sguardo: si fermano alla definizione dei prospetti e al gioco dei volumi curvi in copertura, oltre al linguaggio grafico delle raffigurazioni prospettiche. Dal punto di vista dell’organizzazione planimetrica e distributiva non esistono somiglianze. In particolare è del tutto assente l’idea della promenade architecturale che caratterizza l’edificio lecorbusieriano. Il progetto per la stalla, non datato, presenta evidenti analogie con le case realizzate sull’isola Comacina, così come quello per una casa del guardiacaccia che, in un’ipotesi alternativa, occupa lo stesso sito della stalla. Più ancora, forse, che nel caso delle villette sull’isola, risulta evidente il rimando alla villa a Les Mathes di Le Corbusier. Gli stessi elementi, tetto in coppi a V, portici in legno, finestre a nastro sotto il tetto, ritornano nella sistemazione della casa del contadino, che ingloba il casino di caccia esistente, adibito a sala di soggiorno padronale. La stessa organizzazione planimetrica e il riuso del casino ricorrono nel Progetto di sistemazione di casa di campagna, in cui anche gli ambienti dedicati al contadino nella precedente versione sono destinati a residenza dei proprietari. Quest’ultimo progetto va forse messo in relazione con la lettera inviata a Lingeri il 15 febbraio 1944 da Luigi Gonzaga, amministratore delle proprietà Valdameri, per comunicargli che Amelia, vedova dell’avvocato, vuole affidargli il progetto di una casa di campagna […]. L’avvocato era morto alla fine di maggio del 1943 e l’idea di realizzare una dispendiosa villa doveva essere stata abbandonata ormai da tempo. È comprensibile dunque che si pensi al riuso del casino dì caccia anche per la difficile situazione economica dovuta alla guerra” (Baglione, Susani, 282).
Scritto redatto interamente sulla base di:
BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004