MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

PROGETTO DI CONCORSO PER IL PIANO REGOLATORE DI COMO

Giuseppe Terragni (con P. Bottoni, L. Dodi, G. Giussani, P. Lingeri, M. Pucci, R. Uslenghi, C. Cattaneo, progetto vincitore)

Opera

Secondo Pietro Bottoni: “Questo concorso fu la prima applicazione dei principi formulati dai CIAM nel IV congresso, cui partecipammo Terragni ed io, sulla nave Patris II nel viaggio Marsiglia – Atene e ritorno. […] Fin dall’ottobre ’33 quei principi trovarono espressione nel progetto ‘C.M.8’ – Como-Milano 8 – che presentammo per il P.R. di Como in base alla metodologia analitica delle funzioni, patrimonio dell’urbanistica moderna” (Zevi, 102).
“II piano di Como è stato studiato in base ai più moderni concetti dell’urbanistica ed è attualmente in corso di esecuzione. Esso lascia pressoché immutato il carattere dell’antico nucleo romano e si limita nell’immediata zona attorno ad esso ad una regolamentazione delle strade principali del traffico. Il piano è stato studiato in modo da creare, al di fuori della città ed in corrispondenza delle zone industriali e turistiche, dei quartieri di ampliamento, atti a diminuire l’esagerato ed ingiustificato accentramento di popolazione nel vecchio nucleo cittadino. Nei nuovi quartieri di ampliamento, sono naturalmente possibili soluzioni urbanistiche rispondenti alle esigenze della vita moderna” (P. Bottoni ‘Urbanistica’ – Quaderni della triennale ‘Il piano di Como’) (Fosso, Mantero, 110).
Già nel 1919 l’Amministrazione comunale di Como aveva approvato un nuovo Piano Regolatore, degli architetti Luigi Catelli e Antonio Giussani, in sostituzione del piano precedente di Giovanni Carcano. Successivamente nel 1926 gli architetti avevano presentato una variante del piano del 1919, approvata nel 1927 ma rimasta senza attuazione a causa delle ristrettezze economiche che impedivano di espropriare alcuni terreni. A questo progetto di Piano erano seguite diverse critiche, tra le quali quelle di Terragni autore di diversi articoli, soprattutto per le imponenti distruzioni (di Palazzo del Podestà e del Macello vecchio) della zona della Cortesella, zona più antica di Como compresa tra Piazza del Duomo, Piazza Volta e Piazza Cavour.
Terragni propone soluzioni alternative da attuare all’interno del Piano, come la sistemazione di Piazza Volta, la creazione di una nuova arteria da Piazza Cavour a Piazza Vittoria con sistemazione del Macello vecchio e della Cortesella, l’isolamento della Chiesa di San Fedele e l’allacciamento di Corso Vittorio Emanuele con l’autostrada attraverso via Mentana, e infine la realizzazione della nuova stazione sopraelevata delle Ferrovie Nord. Nonostante la demolizione di alcune parti della città per garantire l’apertura di nuove strade, Terragni conserva e valorizza alcuni edifici monumentali, con particolare attenzione per l’ambiente medievale della Cortesella con interventi di demolizione mirati (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 420).
Solo il 28 ottobre 1933 veniva indetto il Bando di Concorso nazionale per la redazione del Piano Regolare di Como al quale Bottoni decideva di partecipare con il gruppo comasco di Terragni; il gruppo di concorso sarà così costituito da Terragni, Bottoni, Cattaneo, Dodi, Giussani, Lingeri, Pucci e Uslenghi, riuniti nel C.M.8, ovvero il gruppo Como-Milano 8.
Bottoni ricordava: “Il gruppo lavorava a Como in un ‘vecchio fondaco’. I componenti si erano divisi i compiti ed è possibile individuare, anche se parzialmente, i singoli contributi sulla base di appunti e di alcuni manoscritti, che assemblati avrebbero composto poi la relazione finale. Giussani si occupava della rete idrica e della storia di Como, Uslenghi della rete fognaria, Cattaneo delle comunicazioni e dei trasporti (assieme a Giussani), degli edifici pubblici, delle relazioni tra Como e la provincia (assieme a Uslenghi), Terragni della metereologia, della densità territoriale, della natalità (assieme a Cattaneo), della demografia (poi completata da Bottoni), della struttura economica della città (assieme a Cattaneo e Uslenghi), dell’igiene del suolo e dell’abitazione (assieme a Uslenghi)”. “La parte della relazione relativa alla zonizzazione fu rivista da Bottoni, mentre quella sulla sistemazione della città murata era di mano di Cattaneo (AGT, Piano regolatore). La stesura della tavola 3, sul traffico, fu affidata a Dodi, della tavola 4, con i diagrammi dei percorsi pedonali, a Terragni, della tavola 15 a Lingeri. Gli argomenti di prevalente interesse tecnico-scientifico studiati da Terragni riflettevano l’esperienza e il clima del IV CIAM, dove l’analisi era assunta a fattore determinante nello studio del piano regolatore. […] Alcune tra le soluzioni per cui il piano del CM8 è stato segnalato dalla critica – le misurate demolizioni nel centro storico, l’arretramento della stazione delle Ferrovie Nord e il trasferimento dello scalo ferroviario allora prospiciente il lago – erano in realtà già contenute nelle richieste fissate dal bando di concorso. Merito del piano fu piuttosto di saperle indirizzare all’interno di una filosofia generale di intervento, in cui disciplinare lo sviluppo industriale e turistico della città, tra loro in contrasto. La zonizzazione era lo strumento ‘moderno’ di cui i progettisti si avvalevano per raggiungere una ‘specializzazione’ delle aree, suddivise in residenziali, industriali, verdi e rurali. In questa razionalizzazione della crescita grande peso era assegnato alla viabilità, con la proposta del disimpegno assoluto del nucleo urbano dal traffico di attraversamento e pesante. In particolare, il traffico proveniente da Milano in direzione di Chiasso veniva raccolto da una nuova strada a monte della ferrovia, quello in direzione della riva destra del lago fatto confluire su una nuova strada di raccordo con il torrente Cosia coperto, quello per la riva sinistra deviato per via Lecco. Eliminato il traffico di transito, rese pedonali alcune vie della città murata, creata una passeggiata da Villa Olmo a Villa Geno, realizzata la nuova piazza con l’interramento del molo di Sant’Agostino, il lago sarebbe diventato la grande ‘arena’ della città futura” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 422).
In un primo momento venne presa in considerazione anche la proposta avanzata nel IV CIAM di attraversare la città con una grande strada, da Piazza Vittoria a Piazza Cavour, ma poi venne abbandonata.
La giuria, riunita a Villa Olmo, il 7 giugno 1934 nominò vincitori del concorso i componenti del gruppo CM8; si procedeva così alla redazione del Piano da parte del Comune, una volta nominata la commissione consultiva per il piano e aver nominato Terragni, in qualità di rappresentate del gruppo CM8, come supervisore.
Agnoldomenico Pica nell’articolo ‘Il piano regolatore di Como’, pubblicato nel dicembre 1934 sulla rivista Architettura, scriveva: “Da studi molto accurati e seri, e da una profonda conoscenza delle necessità del luogo, muove il progetto Bottoni, Dodi, Giussani, Lingeri, Pucci, Terragni, Uslenghi. La soluzione del problema ferroviario, mediante l’arretramento a Como Borghi della stazione delle Ferrovie Nord, e l’inoltro a velocità ridotta dei convogli sino a Como Lago lungo il Viale Lecco, non raggiunge che parzialmente lo scopo prefisso. È invece da ritenersi ottima la proposta del trasferimento dello scalo merci a lato delle Ferrovie dello Stato a Tavernola o, anche a Dervio. Assai buona la zonizzazione e accurato lo studio dei nuovi quartieri a Camerata e di Tavernola e delle zone residenziali di Monte Olimpino e di Ponte Chiasso, di cui è anche ben studiato il collegamento. Nei riguardi del nucleo urbano va segnalata la creazione di una nuova strada a ponte che, costeggiando a una distanza opportuna i1 fronte a lago dei giardini di Borgo Vico, unirebbe magnificamente la zona verde ch’é attorno al monumento ai Caduti con la Villa dell’Olmo. Opportuna è pure la sistemazione a verde delle mura. Nei riguardi dei complessi monumentali, il gruppo, composto di coraggiosi novatori, si dimostra particolarmente rispettoso e sapiente: San Fedele é parzialmente liberato dalla parte dell’abside; San Abbondio ha una particolare sistemazione a verde; la zona della Cortesella viene risanata e rifatta senza sacrificio degli edifici antichi che vi si trovano. Ottime soluzioni sono pure proposte per la conservazione e la valorizzazione del San Giacomo e del dimenticato battistero di San Giovanni in Atrio presso San Fedele. È con naturale compiacimento che sottolineiamo l’esempio di questo gruppo di architetti moderni e che lo additiamo a coloro i quali si ostinano a vedere non so quali conflitti là ove soltanto possono esistere accordi ideali, là ove – in sostanza – la tradizione si difende e s’accresce, proiettandosi nel futuro” (Fosso, Mantero, 110).
E ancora la Marcianò nel 1987: “Un lavoro di altissimo livello, probabilmente il migliore dell’epoca, garantito dalla lungimiranza della metodologia. L’analisi delle funzioni, l’accorta zonizzazione, le previsioni demografiche e di incremento, lo studio dei flussi di traffico a vario livello, il decentramento industriale, i vincoli, per il verde agricolo, pubblico, privato e, segnatamente, le proiezioni a scala di piano territoriale dei problemi urbani erano, allora, criteri assolutamente d’avanguardia. Il bando richiama l’attenzione sulle questioni più urgenti da risolvere; e cioè: miglioramento della viabilità entro l’angusta scacchiera della città murata, con il riattamento del cardo e del decumano romani; risanamento tassativo della fatiscente area della Cortesella; collegamenti delle radiali interprovinciali; sistemazione del Lungolario e creazione di strade Panoramiche collinari; localizzazione di nuclei industriali a sud-ovest della vallata di Tavernola e residenziali a Ponte Chiasso; – infine, la soluzione del nodo ferroviario in rapporto al traffico” (Marcianò, 130).
“Sulla base dei lavori della commissione consultiva, l’ufficio tecnico del Comune redigeva il piano regolatore, presentato il 21 dicembre (1935) alla consulta municipale. Le dieci tavole del piano recepivano le indicazioni del progetto vincitore sul decogestionamento del traffico dalle zone centrali, sull’arretramento della stazione Nord, sul trasferimento dello scalo ferroviario dalla zona lago, sulla concentrazione delle attività industriali, sull’ampliamento della città per quartieri distinti. Più deciso e distruttivo era invece l’intervento all’interno della città murata. Maggiore era l’allargamento di via Luini e via Indipendenza, esteso anche a vie minori, quali Cinque Giornate, Lambertenghi e Diaz. Vaste erano le demolizioni previste nell’area della Cortesella, abbattute la casa del podestà e casa Vietti. Pur non contemplate dal progetto del CM8, queste distruzioni avevano ora il tacito assenso di Terragni” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 424).
In questo senso venne anche avanzata la proposta di ricostruzione del quartiere Cortesella, affidata ai tecnici della Commissione, ovvero, Cantaluppi, Cattaneo, Terragni e Trolli e presentata il 22 luglio 1937 e approvata insieme alla proposta di piano.
“Il 17 dicembre 1937, Giuseppe Terragni e Trolli presentavano una nuova soluzione, concordata con Cesare Cattaneo e Cantaluppi. Essa prevedeva la realizzazione di quattro corpi gradonati, normali al corpo che prospetta sull’attuale piazza Perretta. A questo progetto si richiamerà Terragni, nel marzo del 1940, in piena polemica con Pessina. Terragni ricorderà che il progetto era flessibile, con soluzioni a quattro, ma anche a tre corpi gradonati, con le altezze, gli spessori e gli arretramenti variabili a secondo del numero dei corpi, così da mantenere costanti le condizioni di luce, di sole e di ventilazione” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 425).
Anche la Casa Vietti destò non poche polemiche, tra le proposte avanzate da Terragni per il suo abbattimento, insieme alla Casa del Podestà (o ad un’eventuale traslazione e spostamento) e le proposte di chi la considerava un monumento intoccabile.
“A fine settembre l’ufficio urbanistica definiva ulteriormente l’area di intervento, suddivisa in cinque lotti, con il tracciato dei nuovi fabbricati. Rispetto alla soluzione presentata da Terragni il 17 dicembre 1937 erano previsti solo due corpi normali al corpo che prospettava sulla nuova piazza. Ma soprattutto venivano a mancare i principi che avevano ispirato quella soluzione, mentre prendeva il sopravvento una logica puramente speculativa. Ora infatti i due corpi, profondi venti metri e i cortili larghi solo otto metri, non consentivano quelle condizioni di luce, sole e ventilazione, irrinunciabili per Terragni” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 427).
Il 30 ottobre del 1938 iniziavano così i lavori di demolizione del quartiere Cortesella, terminati a metà febbraio del 1939. Tra le demolizioni erano state risparmiate casa del Podestà, casa Vietti (di cui Attilio Terragni e Pessina volevano l’abbattimento) e la torre Rusconi, di cui però fu concesso l’abbattimento. Nella notte tra l’8 e il 9 gennaio 1040, casa Vietti venne data alle fiamme, tanto che l’11 maggio dello stesso anno, Terragni presentò un progetto di ricostruzione. ” Dopo averla segnalata come edificio da conservare nel piano regolatore del 1934, dopo averne previsto l’abbattimento, o per lo meno la traslazione, nelle proposte del 1937, ora un frammento di antico – solo il portico della casa – era incastonato in una nuova costruzione. Esso si presentava come una sorta di progetto pilota per il nuovo corso nel campo del restauro promosso da Bottai, che vietava la traslazione e che sosteneva uguale dignità all’opera antica e contemporanea” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 428).
Nel progetto del Piano regolatore era prevista la sistemazione del percorso lungo lago al cui termine Terragni attesta una “zattera galleggiante”. Come riportato da Novati e Pezzola, nel Catalogo della Mostra tenutasi a Como, “Con il progetto della cittadella per lo sport, sì dette luogo ad un nuovo percorso lungo il lago che partendo a nord della città storica, usando come cerniera il tempio voltiano si ricollega in un unico itinerario alla passeggiata, capolavoro microurbanistico, costruita magistralmente dagli ingegneri comacini lungo il sistema delle ville neoclassiche di Simone Cantoni e Leopoldo Pollack fino a Villa Olmo. Il nuovo scenario fronte dell’anfiteatro lacuale lungo il versante nord e il versante occidentale è completamente ridisegnato, dove la nuova città razionalista funge da raccordo tra quella romana a nord e quella neoclassica a ovest. Giuseppe Terragni consapevole di questa nuova continuità urbanistica conclude questo percorso ideando una zattera a lago nei pressi di Villa Olmo. Questo progetto che Terragni inserisce nel Piano Regolatore (C.M. 8 del 1934) non verrà mai realizzato. Si trattava di una piattaforma nell’acqua situata in un punto congeniale per osservare da una parte, verso nord, la massima profondità prospettica del lago, e dall’altra il nuovo profilo della città si inserirà nello skyline suggestivo, costruito dalla cupola di Juvarra, che sovrasta la città storica fino a questo nuovo brano di città del novecento, dove la nuova torre del Monumento ai Caduti si riflette insieme alla torre storica del Baradello nella stessa acqua del lago. Con ogni probabilità nell’ideazione di Terragni questa zattera sarebbe stata come una nuova stazione di atterraggio degli idrovolanti, in modo da divenire non la parte conclusiva di una passeggiata, ma l’inizio di una nuova “promenade architecturale”. Osservando attentamente la definizione dimensionale della zattera, si noterà l’analogia con la spazialità della terrazza-giardino di Villa Olmo, che idealmente Terragni trasla a lago, ribadendo un suo tipico atteggiamento compositivo” (Novati, Pezzola, Catalogo Mostra).

Scritto redatto sulla base di:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
CROSET, Pierre-Alain, Cesare Cattaneo 1912-1943: pensiero e segno nell’architettura, introduzione di Francesco Moschini, Cernobbio: Archivio Cattaneo, 2012 – Catalogo della Mostra tenuta a Roma nel 2012 all’Accademia di San Luca – testo anche in inglese
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI Alberto, PEZZOLA Aurelio, Como 1920-1940: paesaggi della città razionalista: Giuseppe Terragni e i razionalisti comaschi, foto di COLOSIO Giovanni, Rudiano: GAM Editrice, 2014 – Testo anche in inglese – Pubblicato in occasione della mostra 6 settembre-28 settembre 2014, Como
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980
ZEVI, Bruno, Cesare Cattaneo, 1912-1943, introduzione di Chiara Rostagno, Cernobbio: Archivio Cattaneo, 2007 – Scritti apparsi su: L’architettura. Cronache e storia, 63-68 (1961) e 90 (1963)
Rassegna, IV, n°11, settembre 1982

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