MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

SALOTTINI DI PROVA PER LA “SARTORIA MODERNA” NELLA “GALLERIA DELL’ARREDAMENTO”

Pietro Lingeri (con il gruppo comasco del M.I.A.R.: M. Cereghini, G. Giussani, G. Mantero e G. Terragni - primo premio)

Opera

Nel 1930 si svolge nella Villa Reale di Monza la IV Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne, diretta, dopo Guido Marangoni, dal nuovo comitato organizzativo presieduto dagli architetti Alberto Alpago Novello e Giò Ponti e dal pittore Mario Sironi, prima edizione a cadenza triennale, dopo le precedenti biennali. La mostra nasceva con l’obiettivo di promuovere la modernità come risposta ai nuovi bisogni dell’abitare e tra le varie proposte si distinsero quelle di due gruppi tra loro contrapposti per quanto riguardava l’atteggiamento progettuale: i neoclassicisti e i razionalisti, questi ultimi rappresentti da Terragni con il Gruppo 7 (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 344).
Terragni svolge il ruolo di coordinatore dei progettisti comaschi e mobilita i mobilieri di Como e Cantù nella realizzazione dell’allestimento della “Sartoria Moderna” dove dovranno essere evidenti “modernità e perfetta esecuzione dei manufatti” e “una piena rispondenza ai concetti razionalisti”.
Al secondo piano della Villa nell’ala orientale, sei ambienti simulavano l’organizzazione di una Sartoria moderna “composta da “ingresso ed atrio”, dalla “sala di mostra dei modelli” (entrambe di Terragni oltre alla sala mostre con “un palco per la sfilata delle modelle con sipario in tre toni: grigio, rosso e nero” (Zevi, 47), dalla “sala dei gabinetti di prova” (Pietro Lingeri), da un “atelier” (Gabriele Giussani), dallo “studio della direttrice” (Mario Cereghini) e dalla “sala della biancheria” (Gianni Mantero). Gli ambienti erano interamente realizzati da piccoli industriali e artigiani comaschi in uno sforzo “collaborativo” che tendeva ad avvicinare il mondo del progetto a quello della produzione e vedeva impegnate, insieme agli architetti e ai mobilieri, ben “quaranta Ditte” fra “setaioli, marmisti, fabbricanti di serramenti, tappezzieri, tintori, lavoratori dei metalli, sarti, merlettai” (Domus 1930) ” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 346).
L’intervento, al cui ingresso era posta un’insegna di marmo nero di Saltrio, viene così descritto da Ada Francesca Marcianò: “La compressione del vano cubicolare d’ingresso, segnato in profondità dagli scattanti segmenti della freccia, il timbro chiaroscurale della scritta a grandi lettere in controluce, l’espansione luminosa del salone e, soprattutto, la totale asimmetria degli ambienti e dei mobili si impongono quali concetti – cardine del lessico moderno in aperto contrasto con le statiche contraffazioni neoclassiche, presenti alla rassegna in spregio al regolamento che richiedeva “soltanto manifestazioni d’arte decorativa e industriale assolutamente […] attuali per uso e destinazione” (Marcianò, 46).
All’interno della sala dai tendaggi in lamè, seta, argento e oro sono esposti le poltrone e il tavolo portariviste in palissandro e noce e il manichino – scultura in alluminio su lastra di radica di noce opera di Marcello Nizzoli.
Gli spazi e l’ambiente ricreati dalla sartoria sono una materializzazione delle intenzioni della nuova estetica razionalista e rappresentano una nuova idea di design che si diffonderà nel resto dell’ Europa (Fosso, Mantero, 88).

Scritto redatto sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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