Opera
Lo studio urbanistico e la realizzazione di quattro case d’abitazione a Monte Olimpino rientra nel secondo programma settennale del Piano Ina-Casa commissionato dall’Istituto Autonomo Case Popolari di Como. Nel 1960, sulla rivista L’Architettura. Cronache e storia, venne pubblicato un articolo di Renato Bonelli (impegnato con diversi ruoli nell’ente) che riconosceva, a progetto realizzato, “l’ottima risoluzione dei problemi urbanistici generali e di quelli dell’ambiente, come [di quelli] relativi all’abitabilità funzionale e psicologica (Bonelli 1960, 606)” (Baglione, Susani, 352).
Il progetto era stato presentato in Comune nel 1956 da due gruppi, da una parte Pietro Lingeri, capogruppo, con Pier Carlo Lingeri e Attilio Terragni, e dall’altra Ezio Cerutti, capogruppo, con Franco Bassi, Guido Gai, Gianemilio Monti e Giorgio Moro.
“A Como, l’area interessata dall’intervento – circa 60.000 metri quadrati – é ubicata in una località caratterizzata da un panorama notevole e da un ambiente naturale di pregio. La particolare condizione altimetrica del terreno fa di questa zona un’area ideale per l’edificazione di un ‘quartiere residenziale autonomo’. Nella proposta di sistemazione, i due gruppi non si limitano a progettare il complesso residenziale Ina-Casa ma ampliano ‘il tema proposto’ – da loro giudicato ‘entusiasmante nella sua formulazione’ – individuando una serie di aree limitrofe ai terreni dell’ente, che avrebbero costituito un ‘comprensorio che organizzato [poteva] ospitare 6000 abitanti, ivi compresi naturalmente le 1800 unità che si [sarebbero insediate] nei fabbricati Ina-Casa’. In questo modo il quartiere non sarebbe stato ‘un fatto episodico’ e i residenti non solo avrebbero potuto disporre di ‘un dimensionato ed efficiente organismo residenziale’, ma non si sarebbero sentiti ‘avulsi da una vita associativa’ e ‘relegati ai margini della società’ ” (Baglione, Susani, 352).
Il progetto per l’ente Ina-Casa prevedeva la disposizione irregolare dei fabbricati nel lotto, come a dare l’impressione che il complesso avesse preso forma da un’aggregazione spontanea, e la creazione di corti tra gli edifici per rendere gli spazi piacevoli da vivere e condividere.
All’interno del complesso era previsti spazi per l’inserimento di negozi alimentari, botteghe artigianali, un asilo e un centro sociale.
Alla fine del 1956 veniva presentato in Comune il progetto del primo lotto che prevedeva la realizzazione di otto edifici, compresi i fabbricati E e H progettati dal gruppo Lingeri. Quanto all’edificio G, l’Archivio Lingeri ne conserva i disegni e Antonio Achler e Luigi Travella lo attribuiscono al gruppo Lingeri.
“I tre edifici, composti da tre piani fuori terra, sono il risultato dell’aggregazione di più corpi edilizi che si ripetono in successione sfalsata negli edifici G e H, mentre si dispongono a L nell’edificio E. Nei fabbricati E e H i vani-scala servono ciascuno due alloggi per piano; nell’edificio G le abitazioni sono distribuite su livelli sfalsati di mezzo piano. l fronti dei fabbricati sono articolati secondo continui aggetti e rientranze della muratura e dei balconi; il loro movimento conferisce all’insieme una fisionomia ben riconoscibile, determinando gradevoli scorci prospettici” (Baglione, Susani, 352).
Nel 1963, il complesso venne pubblicato nel testo, curato da Anguissola, che riassumeva i primi quattordici anni dell’attività del Piano Ina-Casa: “a quella data non compare più il nome di Attilio Terragni e tra i progettisti del gruppo Lingeri si annoveravano i nomi di Angelo Lingeri, Emilio e Carlo Terragni” (Baglione, Susani, 352).
Scritto redatto interamente sulla base di:
BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004