MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

VILLA LEONI E ARREDI

Pietro Lingeri

Opera

Villa Leoni, in posizione dominante con vista dell’Isola Comacina e del complesso romanico di Santa Maria Maddalena di Ospedaletto con il famoso campanile, venne progettata nel 1938 per la famiglia Leoni Malacrida (Raffaele Leoni e la moglie Diana Peduzzi), titolari di una fabbrica dolciaria sulla riva occidentale del lago di Como.
L’orientatamento a sud-est determina la disposizione dei locali: il soggiorno al piano terra e le camere al piano primo affacciano a sud verso il lago con ampie vetrate, mentre i locali di servizio sono distribuiti sul lato verso la montagna (Baglione, Susani, 286).
Cavadini così descrive l’edificio: “La villa ha forma nel complesso regolare, con le aperture sui due fronti principali e il tetto ad un unico spiovente. Di particolare interesse è la perimetrazione del patio, posteriormente chiuso dalla villa, che avrebbe dovuto fare da sostegno al solarium, ideale continuazione ortogonale della terrazza formata dal portico di ingresso. Merita attenzione anche il concetto di scansioni parallele creato dalla gronda di copertura, dal terrazzo che percorre il piano più alto e dalla trave di sostegno del solarium” (Cavadini, 33).
Dopo la presentazione della domanda di concessione edilizia nell’ottobre del 1941, subito approvata, iniziarono i lavori, che dovettero tener conto di quanto prescritto dalle nuove leggi autarchiche circa i materiali da utilizzare e, ad esempio, per il portico della villa vengono ripresi i pilastri autarchici, monoliti verticali di granito già utilizzati da Lingeri in altri progetti.
Tali difficoltà sono testimoniate dalla lettera inviata nel 1944 a Sartoris, in cui Lingeri scrive: “Sto ultimando la villa sul lago abbastanza interessante nel suo genere malgrado certe non lievi difficoltà da superare riguardo all’impiego dei materiali strutturali imposti dai recenti decreti” (Baglione, Susani, 286).
I vincoli imposti dai regolamenti spingono Lingeri a confrontarsi con i metodi costruttivi del luogo, come rilevato da Cavadini: “Nella villa Leoni, Lingeri opera con pieno rispetto delle caratteristiche dell’architettura tradizionale del lago, utilizzando la pietra di Moltrasio e istituendo un colloquio particolarmente felice tra superfici intonacate e superfici a vista; la copertura in legno e ardesia sottolinea ulteriormente questa scelta” (Cavadini, 32).
L’abbondante utilizzo che Lingeri fa di materiali costruttivi della tradizione è sottolineato anche da Baglione e Susani: “Muratura in pietra di Moltrasina parte a vista e parte intonacata, pilastri e davanzali in pietra delle Cave di Musso, solai tipo S.A.P. in laterizi con nervatura in cemento, copertura a piano inclinato protetto da lastre di pietra di Valmalenco, serramenti esterni ed interni in legno” (Baglione, Susani, 286).
“Questi condizionamenti, ai quali è dovuta la mancata costruzione della terrazza-solarium sul fronte principale, hanno paradossalmente trasformato lo spazio davanti alla villa in un inedito e straordinario luogo scoperto dove architettura e natura dialogano tra loro. Una fotografia – nella quale si riconoscono l’architetto Lingeri e la signora Leoni – scattata dall’alto, con il panorama dell’isola sullo sfondo, mostra questo grande spazio: in parte lastricato e in parte a verde, è definito e ordinato dai setti in pietra di Moltrasio, dai pilastri monolitici in serizzo ghiandone e dalle travi che avrebbero dovuto sostenere la parte di terrazza di fronte alla facciata. Un antico ulivo, che nel tracciare i limiti della costruzione Lingeri si era preoccupato di mantenere, è coinvolto nel gioco dì contrasti tra le linee verticali e orizzontali dei telai architettonici e il profilo naturale e contorto degli elementi naturali. L’organismo è inscritto in un quadrato con lato di 20,8 metri”, figura geometrica che, come per il progetto del Danteum sviluppato con Terragni, costruisce i rapporti tra ogni spazio e ne definisce le proporzioni e armonie. (Baglione, Susani, 286).
“Similmente ad altri progetti di questo periodo, la pianta è il risultato della sovrapposizione di due sistemi incrociati, uno strutturale, l’altro distributivo. Lo spazio del patio entra in relazione diretta con gli ambienti comunicanti del soggiorno-pranzo al piano terreno. Un tinello con office, la cucina e uno studio si affacciano verso nord-ovest. Una scala ampia e luminosa sale dall’atrio passante. La rampa si sdoppia sul pianerottolo, collegando la zona giorno al livello superiore o alla terrazza. Le quattro camere da letto dei proprietari, situate a questo livello, si affacciano verso il lago, mentre la stanza per gli ospiti, i servizi e un guardaroba si aprono sul fronte opposto. L’unica grande falda di copertura, che sfrutta l’orientamento e la visuale migliore, ha permesso di ricavare nella sua pendenza, in corso d’opera, un ulteriore livello per un alloggio completo, reso indipendente dal resto della villa mediante una scaletta esterna appoggiata al fianco nord-est. In contrasto con l’apertura verso il lago, il fronte rivolto verso la montagna è discreto e caratterizzato dal grande piano inclinato del tetto ricoperto da lastre di pietra. Le aperture sono ridotte e incidono orizzontalmente la parete” (Baglione, Susani, 286).
Particolare cura è dedicata all’aspetto del colore: la facciata principale è finita a stucco color guscio d’uovo; i serramenti di abete sono color verde oliva; le travi del patio rosa salmone; gli interni sono tinteggiati di azzurro, verde e rosa chiaro; il pavimento, ad esclusione delle camere pavimentate in larice, è realizzato a mosaico, con tessere di marmo bianco e nero. I serramenti offrono diverse soluzioni di apertura e utilizzano differenti tipi di vetro a seconda delle diverse esigenze di luminosità.
Per quanto riguarda l’interno, sono disegnati da Lingeri gli arredi fissi integrati nelle partiture murarie, quali le librerie – copricalorifero sotto le finestre, e diversi mobili come il tavolo e la credenza sospesa del soggiorno.
All’interno del lotto, nell’angolo nord, è situata l’appendice della villa, costituita dall’edificio di servizio a due piani, adibita a garage e alloggio del custode (Baglione, Susani, 288).
“Nell’archivio dell’architetto due copie eliografiche delle piante, sulle quali sono state eseguite correzioni a matita e cancellature, documentano lo studio per una eventuale divisione della villa in due unità immobiliari, la seconda delle quali avrebbe avuto un ingresso separato su un fianco del piano terreno. Ai primi anni novanta risale l’attento restauro conservativo da parte dell’attuale proprietario, l’ingegnere Carlo Terragni, nipote di Giuseppe, che, oltre ai necessari adeguamenti tecnologici, ha curato il ripristino dei colori originali all’esterno e all’interno, e ha mantenuto tutti i materiali costruttivi e gli arredi originali” (Baglione, Susani, 288).

Scritto redatto sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004

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